“Un uomo barbuto, dall’aspetto solenne, è seduto o appoggiato, con le gambe incrociate, su di un trono o su una pietra cubica, e porta sul capo una corona. Nella mano destra regge verticalmente uno scettro, nella mano sinistra un globo sormontato da una croce. Accanto a lui, di fianco al trono, c’è uno scudo sul quale è raffigurato un uccello dalle ali e delle zampe protese.”
Iniziare la lettura con l’Imperatore vuol dire iniziare dalla stabilità dall’equilibrata disposizione e opposizione degli elementi in gioco. Se dunque il Mago può essere definito in questa sede come il “punto” (di partenza) nella totalità in potenza, la Papessa definisce allora una “linea” monodimensionale che attraversa il punto. L’Imperatrice identifica la superficie, diventa essa stessa la “superficie” sulla quale punto e linea agiscono. L’imperatore afferma la solidità delle tre dimensioni, attualizzandone lo spazio.
Nella successione dei numeri degli arcani maggiori, il numero 4 è rappresentato dall’Imperatore, che regna sulla realtà concreta seduto su un trono, o più spesso su un cubo, simbolo di stabilità e sicurezza materiale. Egli è il Principe di questo mondo che regna su tutta la materia, su ciò che è scaturito dall’integrazione dei quattro elementi. Il regno inferiore del concreto è stabile, governato dall’Imperatore, il quale talvolta è raffigurato seduto su un trono di forma cubica ben saldo al terreno, altre volte in piedi appoggiato al trono, in entrambi i casi con una gamba a riposo e l’altra appoggiata sulla prima, dando l’impressione di essere sempre sul punto di scattare. Proprio in virtù di ciò, diviene immagine di energia sospesa che, avendo stabilito la propria autorità, non percepisce la necessità di infiammarsi brutalmente. Ciò che risuona come inerzia nella stabilità della materia porta con sé pulsante energia dello spirito.
L’Imperatore tiene in mano un globo con sopra una croce, immagine che rappresenta la materia che assorbe lo spirito, quindi una materia che, avendo un’essenza di ordine spirituale alla base, manifesta il pieno compiersi di un equilibrato dominio. In questa sede mi sembra doveroso aggiungere che la carta dell’Imperatore è collegata al segno dell’Ariete, dominato da Marte. Va da sé, quindi, che l’energia di cui stiamo parlando è quella del fuoco primordiale, anche se non può trascurarsi che, nascendo in Primavera, è un fuoco che viene mitigato dal Sole, simbolo di lucidità.
Egli non porta armi, egli regna con lo scettro, affermando in maniera categorica “Io Sono”. Solo l’autorità è il vero ed unico potere della Legge. La costrizione, l’uso di eccessiva forza sono espedienti ai quali si ricorre per colmare la mancanza di autorità. Il suo trono cubico è dunque l’impossibilità del rovesciamento, a meno che non sia soggetto ai ciclici moti rivoluzionari, spesso necessari. L’esercizio del suo potere si colloca in mezzo tra la stabilizzazione e solidità della materia, il dominio e la marzialità, che richiedono di fare proprio tutto quello che lo circonda. Su l’altro fronte, invece, troviamo la capacità di donare e illuminare come soltanto il Sole sa fare.
Se consideriamo l’Imperatore come immagine del proprio Sé, vediamo che il suo regno coincide con la Psiche e il suo Popolo coincide con ciò di cui la psiche è composta: emozioni, desideri, paure, pulsioni, complessi e pensieri. Se fosse un despota crudele, perderebbe il sostegno del suo popolo; allo stesso tempo, se fosse un imperatore troppo debole o permissivo, non riuscirebbe a governare il Popolo.
L’ottenimento del potere, finalizzato all’instaurazione del “buon governo”, sembra implicare un sacrificio, inteso come vero e proprio “Fare Sacro”: il sacrificio dell’uso della forza bruta e di una certa forma di comodità e di movimento, che lo porta a stare seduto o appoggiato in maniera “scomoda”, a gambe incrociate. Lo scudo rimane a terra, di fianco al trono, non indossato. In testa ha una massiccia corona. Chi detiene tale oggetto incarna in sé due aspetti: da un lato indica la legittimità di indossare la corona; dall’altro, è anche il segno di uno scopo di tipo impersonale, cioè non identificabile con il semplice Ego, bensì con una missione di cui l’incoronato è investito dall’alto.
Questo atteggiamento “sacro” è un’operazione di distruzione dell’Ego, che ricorda gli intenti dello Yoga nella stasi di certe Asana (posizioni). L’Ego e i suoi capricci devono morire sotto le fiamme del fuoco arietino, che purifica attraverso la distruzione.
Ciò genera il vuoto necessario affinché il vero Re, libero da falsi intenti, possa sorgere dalle ceneri dell’Ego in un costante rinnovamento e riconoscere che il Popolo è il suo miglior supporto, se ben disciplinato. L’Imperatore del Sé interiore può solo puntare ad una perfezione sempre maggiore.
“Fiero come l’Ariete suffragato dall’Amore e dalla Forza, coltivo con devozione il giardino della Libertà attraverso la sua applicazione come norma.”
Giuseppe Maio